
Probabilmente, in futuro, sarà possibile curare la gonartrosi e l’artrosi in genere con nuove strategie terapeutiche. Terapie in grado di riparare tessuti articolari o interi arti danneggiati.
E’ la speranza lanciata da una recente scoperta legata alla Medicina Rigenerativa. Uno studio condotto da alcuni ricercatori della Duke University, pubblicato su Science Advances, ha portato ad una scoperta curiosa. Secondo questa ricerca, l’essere umano sarebbe capace di riparare la cartilagine delle articolazioni grazie ad un processo di rigenerazione molto simile a quello delle lucertole.
Questo ‘miracolo’ rigenerativo è regolato dalle molecole microRNA (presenti sia nell’uomo sia nelle lucertole), che possono riparare i tessuti articolari in base alla loro localizzazione proprio come la coda perduta della lucertola riesce a ricrescere.
Questo studio ha scoperto l’età della cartilagine basata sul tasso di turnover delle proteine in essa contenute. Le proteine più vecchie presentano molti cambiamenti negli amminoacidi, quelle più giovani pochi o nessuno. L’età di queste proteine (soprattutto il collagene) varia a seconda della localizzazione della cartilagine. Risulta essere più giovane alle caviglie, di mezza età nel ginocchio e vecchia all’interno dell’anca. E’, probabilmente, per questo motivo che i danni articolari alle ginocchia o alle anche si riparano più lentamente (degenerando in artrosi) mentre le lesioni della caviglia guariscono più in fretta.
Una scoperta interessante che getta nuove basi nella ricerca.
Nella realtà, per l’artrosi del ginocchio (gonartrosi) come per quella dell’anca (coxartrosi), quando il processo degenerativo è avanzato si ricorre a due soluzioni: cellule mesenchimali e intervento chirurgico per l’impianto di una protesi mini invasiva.
Ce ne parla il dottor Michele Massaro, specialista in Ortopedia e Traumatologia, responsabile dell’Unità di chirurgia protesica mini invasiva nel Gruppo Humanitas di Milano e Bergamo, esperto in chirurgia mini invasiva protesi ginocchio e anca. E noi prendiamo appunti…
Gonartrosi: l’artrosi del ginocchio colpisce solo gli anziani?
Fino a poco tempo fa, si pensava che l’artrosi del ginocchio, patologia degenerativa cronica a carico delle cartilagini, osso subcondrale, legamenti e tendini, colpisse soltanto gli anziani. Ormai, sappiamo che non è così. La gonartrosi può interessare anche soggetti giovani che praticano sport, lavori usuranti, un’intensa attività fisica.
Dolore, gonfiore, limitazione funzionale, deformità dell’articolazione: questi sono i sintomi che, col passare del tempo, peggiorano progressivamente. La cartilagine si consuma e si assottiglia sempre di più ed è un tessuto che non si rigenera. L’usura e il danneggiamento della cartilagine porta, inesorabilmente, alla progressiva degenerazione del processo artrosico. Le complicanze sono una grave limitazione funzionale, una seria difficoltà di deambulazione fino all’invalidità.
Ecco perché è importante curare precocemente e tempestivamente la gonartrosi cercando di frenare il più possibile il progresso degenerativo.
Come fermare la gonartrosi?
Gonartrosi: terapia farmacologica e conservativa
Il primo step è una diagnosi accurata e certa della patologia che indaghi sul livello di gravità attraverso esami strumentali (radiografie, TAC, Risonanza Magnetica Nucleare).
La terapia più adeguata deve essere portata avanti con attenzione, attraverso costanti controlli.
Innanzitutto, si tenta l’approccio conservativo che prevede:
- Terapia farmacologica (FANS, antidolorifici) di breve durata;
- Infiltrazioni con acido ialuronico (viscosupplementazione) per migliorare mobilità e funzionalità articolare;
- Utilizzo di stampelle o di ginocchiere;
- Dimagrimento in caso di obesità o sovrappeso;
- Fisioterapia (Tecarterapia, Laser Yag ad Alta Potenza, Magnetoterapia) e riabilitazione (esercizi terapeutici mirati di rinforzo muscolare);
- Medicina Rigenerativa.
Allo stadio iniziale o in caso di artrosi non grave, la Medicina Rigenerativa offre diverse soluzioni a seconda delle condizioni del paziente:
- Lipogems;
- Gel di polinucleotidi (PDRN) che serve a mantenere una buona funzionalità articolare;
- Nutraceutici orali (combinazione di glucosamina e condroitina solfato) a scopo rigenerativo;
- Infiltrazioni con PRP fattori di crescita piastrinica nella gonartrosi iniziale ad effetto antinfiammatorio e di rigenerazione tissutale;
- Cellule staminali (prelevate dal midollo osseo);
- Cellule mesenchimali (prelevate dal tessuto adiposo periombelicale).
Cellule mesenchimali e un nuovo lubrificante artificiale in fase sperimentale
Riguardo alla Medicina Rigenerativa, la terapia più innovativa riguarda l‘utilizzo di cellule mesenchimali. Si ottengono tramite liposuzione (solitamente, dall’addome) per, poi, essere iniettate tramite infiltrazione nell’articolazione del ginocchio. Il dolore si riduce e la cartilagine si rigenera: i risultati ottenuti finora sono incoraggianti.
E’ in fase sperimentale un nuovo lubrificante artificiale che imita quello naturalmente riprodotto dal corpo umano (lubrificina) associato alla superficie cartilaginea.
Quando questo lubrificante naturale viene a mancare o la quantità si riduce, l’articolazione del ginocchio deve lavorare in assenza di una specie di ‘cuscinetto’ essenziale per i movimenti che impattano sui legamenti. Tutto questo scatena il progresso dell’osteoartrite.
Il nuovo lubrificante artificiale (un polimero sintetico) è una promessa scientifica della Cornell University che presto potrebbe essere mantenuta.
Intervento gonartrosi ginocchio: la chirurgia mini invasiva
Per la gonartrosi non esistono farmaci miracolosi.
Se anche la Medicina Rigenerativa (in particolare, la terapia con le cellule mesenchimali) risulterà inefficace nel frenare la degenerazione e ridurre i sintomi, l’unica via da intraprendere è quella chirurgica.
In caso di artrosi al ginocchio con un livello di degenerazione cartilaginea avanzata e grave (danno irreversibile), l’unica terapia risolutiva (la risposta definitiva all’artrosi del ginocchio invalidante) oggi disponibile è l’intervento di chirurgia protesica mini invasiva per l’innesto di una protesi totale o monocompartimentale.
Che significa chirurgia mini invasiva?
E’ la tecnica chirurgica più innovativa che consente di ottenere i migliori risultati riducendo trauma (dolore, gonfiore, perdita ematica), invasività, incisione, tempi d’intervento e recupero, rischi post-operatori (lussazioni, infezioni), attriti tra i componenti impiantati.
Per ripristinare la normale funzionalità articolare, viene impiantata una protesi totale tra tibia e femore che sostituirà osso e cartilagine danneggiati dall’artrosi.
Le parti sane vengono risparmiate, i muscoli divaricati (non sezionati), i legamenti crociati anteriore e posteriore (se sani) preservati. Tutto questo non sarebbe possibile con l’intervento tradizionale.
Il principale punto di forza, oltre all’abilità del chirurgo esperto, è dato dall’utilizzo di una protesi più piccola e più resistente ad ancoraggio biologico (realizzata con materiali evoluti e biocompatibili) e, di conseguenza, minore incisione e tempi di recupero più rapidi grazie al protocollo Fast Track.
Trauma e tempi di recupero si riducono ulteriormente in caso di impianto della protesi monocompartimentale (o parziale) che va a sostituire soltanto uno dei 3 compartimenti articolari del ginocchio (mediale, laterale e femoro-rotuleo).
Generalmente, il paziente riprende le normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’intervento.
L’intervento ha successo nel 95% dei casi, la protesi dura mediamente 20-25 anni.