Diamante: classificazione e valore

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Il diamante è una delle più preziose e desiderate al mondo. Dunque, conoscerne la classificazione ed i prezzi è importante, soprattutto per gli appassionati di gioielli. Esistono degli standard internazionali che consentono di capire il giusto valore della pietra e di farle corrispondere il prezzo corretto. Si tratta delle celebri “4C”: Taglio (Cut), Colore (Colour), Purezza (Clarity) e Peso (Carat).

Ad essi, gli investitori, solitamente, sono soliti aggiungere una quinta C, ovvero il Certificato. A livello mondiale sono 3 gli istituti in grado di certificare i diamanti, con perizie neutrali: l’IGI (International Gemmological Institute, Anversa), l’HRD (Hoge Raad Voor Diamant, Anversa) ed il GIA (Gemmological Istitute of America).

La classificazione dei diamanti

La classificazione dei diamanti può essere fatta in base al taglio, al colore, alla purezza o al peso.

La classificazione in base al taglio (Cut)

Quando si parla di taglio nel diamante si da grande importanza alla forma, al numero, nonché alla posizione ed alla porzione delle faccette. Il tagliatore, infatti, per ottenere una pietra particolarmente luminosa, deve prestare massima attenzione a rapporti geometrici fondamentali. La brillantezza del diamante, non a caso, è data dal tipo di sfaccettatura e di taglio effettuati. Si può trovare, infatti, il taglio a brillante, rettangolare, marquise, ovale, a cuore, baguette, princess, ecc.

La classificazione in base al colore (Colour)

Importante è anche la classificazione dei diamanti in base al colore. Le pietre più note vengono definite bianche, anche se, in realtà, sono incolore. Tuttavia, è bene specificare che esistono diverse varietà: si va dalle colorazioni più tenui gialle e rosa, ai diamanti neri. I diamanti privi di colore sono i più preziosi, per tanto rappresentano lo standard per poter classificare e stabilire il prezzo ed il valore delle pietre. La classificazione in base al colore viene attuata, in condizioni di luce artificiale standardizzata, mediante l’impiego di una scala di confronto, definita “master stones“. La scala dei colori va dalla lettera D (perfettamente incolore) alla Z (giallo o bruna molto chiara), con la scala dei “Fancy Colour” per le pietre dalle tonalità intense “fancy”.

La classificazione in base alla purezza (Clarity)

Tale tipo di classificazione riguarda il livello di trasparenza, continuità ed omogeneità dei diamanti. All’interno delle pietre, infatti, non ci devono essere inclusioni, che possono corrispondere a fratture o ad altri tipi di cristalli. Per stabilire il grado di purezza, gli esperti si avvalgono di una lente speciale, a dieci ingrandimenti. Il massimo grado di purezza  è l’IF (Internally Flawless), mentre quello più basso è il P1/P2/P3 (Piqué) e vi rientrano le pietre che presentano inclusioni visibili ad occhio nudo.

La classificazione in base al peso

La classificazione viene attuata anche in base al peso, o per meglio dire alla massa dei diamanti. L’unità di misura è il carato, che equivale  a 0,2 grammi. In caso di pietre inferiori al carato, viene utilizzato il “punto”, che equivale a 0,01 ct. Per il prezzo dei diamanti al carato vi è una base internazionale, alla quale fanno riferimento tutte le maison: il listino Rapaport, ovvero il listino della Borsa dei Diamanti.

Diamanti prezzi: il listino Rapaport

Il cosiddetto Rapaport Diamond Report fu ideato, nel 1978, da Martin Rapaport, un importante imprenditore americano, di origini ungheresi. Si tratta della prima lista oggettiva relativa ai prezzi dei diamanti. Lo scopo è quello di evitare la contraffazione dei prezzi, in quanto il bollettino viene pubblicato ogni settimana (il giovedì), in base  alle quotazioni in dollari USA per carato stabilite a New York.

Il listino indica il prezzo a premio o a sconto di un diamante rispetto al bollettino che registra le quotazioni per i diamanti della migliore qualità. Si tratta di un esercizio di interpretazione che può essere attuato solo dagli esperti in materia.  Il Rapaport Diamond Report, ovviamente, tiene conto delle cosiddette “4C”  citate poco sopra.