Qual è la differenza tra soluzioni infusionali e soluzioni iniettabili?

Iniezioni e infusioni non sono la stessa cosa, anche se si parla in tutti e due i casi di una modalità di somministrazione per via parenterale di un farmaco. La differenza deve essere individuata nel volume del farmaco che si andrà a somministrare. I farmaci di volumi minimi possono essere inclusi in una siringa: è il caso delle iniezioni. I farmaci di volumi superiori, invece, hanno bisogno di essere somministrati con una flebo: è il caso delle infusioni. Per somministrare le soluzioni prodotte da Salf è possibile usufruire di entrambe le tipologie: le soluzioni iniettabili vengono fornite generalmente in fiale di vetro, mentre quelle infusionali per ipodermo-fleboclisi sono proposte in flaconi di vetro e polipropilene. Ci sono, poi, le soluzioni infusionali e per irrigazione contenute in sacche di PVC. Rientrano in queste categorie i concentrati, le preparazioni liquide per uso parenterale di piccolo volume e le preparazioni liquide per infusione o dialisi di grande volume.

La fleboclisi

La flebo, o fleboclisi, consiste in un sistema di somministrazione di una soluzione liquida per via parenterale venosa; la soluzione può contenere farmaci, sostanze nutritive o sali. Si ricorre alle soluzioni infusionali quando è necessario somministrare 100 o più ml di soluzione. Questa tecnica di somministrazione è utilizzata in modo particolare in ambito ospedaliero, oltre che per le cure domiciliari o in situazioni di emergenza. Grazie all’infusione di liquidi è possibile ripristinare, in caso di emorragia, la massa di sangue circolante; inoltre si può compensare la perdita di acqua se l’organismo è disidratato e si possono eliminare sostanze tossiche.

Guida alla preparazione di una flebo per un paziente

Per inserire la flebo è necessario prima di tutto trovare la vena giusta; in molti casi ci può essere bisogno di un laccio emostatico per indicare il punto in cui l’ago dovrà essere inserito. Anche se la flebo sembra semplice da posizionare, questo lavoro deve essere sempre svolto da un infermiere. Il gocciolatoio permette di regolare il flusso del liquido: si tratta di una leva che agisce sul deflussore attraverso la quale si può velocizzare o rallentare la discesa del liquido dalle sacche per la flebo.

Il funzionamento della fleboclisi

La fleboclisi è a tutti gli effetti una procedura di carattere terapeutico. Grazie ad essa, il paziente ha la possibilità di ricevere in modo lento e continuato le sostanze di cui potrebbe aver bisogno, come per esempio medicinali o elettroliti. Attraverso la flebo, infatti, vengono somministrate per via endovenosa soluzioni acquose. L’ago cannula è collegato con un tubicino flessibile al recipiente in cui si trova la soluzione acquosa. È fondamentale che il deflusso avvenga lentamente, anche se comunque la velocità può sempre essere regolata. Il recipiente di solito è fissato a un sostegno o a un gancio, di fianco al paziente, in posizione sopraelevata. La procedura è del tutto sicura, ovviamente a condizione che venga eseguita da personale esperto con la necessaria attenzione. Al massimo il paziente può percepire un lieve pizzico nel momento in cui l’ago viene inserito nel braccio.

Le sacche per la flebo

Le sacche per la flebo vengono realizzate secondo le linee guida della Farmacopea per ciò che riguarda i materiali in plastica destinati all’imballaggio primario. La loro produzione avviene in ambienti a contaminazione controllata che devono essere convalidati e sottoposti a controlli periodici. Le sacche possono avere volumi e dimensioni diverse, e tutti i lotti di produzione devono assicurare la massima tracciabilità.

Le infusioni con la fleboclisi: quali sostanze possono essere introdotte in vena

Sono numerose le tipologie di liquido che possono essere infuse nell’organismo umano attraverso la fleboclisi. Vale la pena di citare, per esempio, il ringer lattato e il ringer acetato, ma anche la fisiologica, le nutrizioni parenterali e l’albumina. Una flebo può essere necessaria anche per l’infusione di emoderivati o di colloidi, che sono liquidi al cui interno sono presenti molecole di amido o proteine. La flebo nella maggior parte dei casi deve essere collocata sull’avambraccio del paziente. Va detto, comunque, che l’infusione dei liquidi può avvenire in qualunque vena del corpo: nei bambini, per esempio, si fa spesso riferimento alle vene dei piedi o delle gambe. È necessario solo evitare di mettere la flebo in punti in cui c’è un impianto vascolare o che possono innescare un’interferenza con un accesso chirurgico.

Fleboclisi: tutte le precauzioni da adottare

Quando si utilizza una flebo, è di fondamentale importanza verificare se nel tubo ci sono delle bolle di aria. A questo scopo, una volta che il tubo è stato inserito all’interno della boccetta di liquido o della sacca, lo stesso viene srotolato, così che sia possibile controllare se ci sono camere d’aria mobili. Non è importante, invece, la presenza di aria all’interno della camera di gocciolamento; il liquido che si trova in quella parte di flebo non deve riempire del tutto l’area.